Piccola storia di un buco nero che risucchiò la logica

Mercoledì 3 maggio alle 11.45 ero affacciata alla finestra. Mi trovavo a trecento chilometri dalla mia regione visto che non lavoravo più da metà marzo. Ero in vacanza? Pareva di sì. Dico “pareva”, perché il telefono ce l’avevo sempre in mano. Ad aspettare la chiamata, naturalmente. Era un periodo di sospensione e attesa. Ovvero: di disoccupazione.

Alle 11.45 lo schermo del telefono si è illuminato. Ho riconosciuto immediatamente il numero: era quello della scuola dove, per due mesi, ho svolto una supplenza. 
Ho risposto e la segretaria mi ha chiesto se ero disponibile. 
Certo, dico. Fino a quando?
Quindi ha detto le parole magiche: 8 giugno. Sostituisci la stessa docente della volta scorsa. 
Ho buttato letteralmente tutte le mie cose nella valigia e sono salita sull’ultimo pullman per tornare dalle classi che avevo lasciato con tanto dispiacere in inverno. 
 
Il giorno dopo mi sveglio alle 6 e questo no, non mi mancava, ma la felicità di rivederli è troppo grande. Gli studenti mi abbracciano e spero che il vaccino funzioni perché è tutto un baci abbracci saluti batti il cinque prof, ma veramente sei ancora qui? 
Mischiano come sempre il “tu” e il “lei”, sono felici anche loro, fanno un caos spaventoso da quanto sono contenti e A. mi fa ben due origami di bentornata.
Prendiamo il libro, ci aspettano due ore di fila e inizio dove la prof si è dovuta fermare. 
 
Ho scritto “dovuta”, e non ho scelto questa parola a caso. Ormai io e la prof. titolare siamo legate da un rapporto abbastanza intimo. L’hanno messa nella stanzetta. Quale stanzetta? Quella dei “guariti non vaccinati”.
Infatti, mi spiega davanti a un caffè nell’ora di buco, lei ha ottenuto il “super greenpass”, necessario all’insegnamento, dopo essere guarita dal Covid. Il giorno prima della mia convocazione, la piattaforma SIDI l’ha segnalata come non vaccinata perché per insegnare bisogna esserlo, mentre fino a pochi giorni prima sembrava che la guarigione fosse pari alla vaccinazione.
Sulla piattaforma SIDI è comparso un bollino rosso accanto al suo nome, così come accanto a quello di molti altri nella sua situazione. Questo bollino rosso significava che non potevano più insegnare. Potevano stare a scuola, ma a fare altro.
Hanno atteso una indicazione dal Ministero, che però non è arrivata. 
Così qualche giorno dopo, la Regione Marche, a quanto pare l’unica ad aver espresso un parere in merito, ha emanato una nota in cui stabiliva che tutti i guariti da Covid, ma non vaccinati, non potevano più stare a contatto con gli studenti trascorsi novanta giorni dalla loro guarigione, data in cui scade il greenpass dei guariti – solo che, attenzione, il greenpass non esiste più.
Il Ministero, nel frattempo, continuava a non dire una parola in merito. In assenza di indicazioni nazionali i presidi, a macchia di leopardo, si sono allineati a quanto stabilito dalla Regione Marche: il potere che può avere una sola regione è sbalorditivo.
I docenti guariti, ma non vaccinati, non hanno più potuto così insegnare. Noialtri, prontamente, siamo stati chiamati a sostituirli. 
Solo che. 
 
Solo che sono partiti i ricorsi, dato che l’Ufficio scolastico della Regione Marche è uno tra tanti e non si capisce bene perché dovrebbe dettare legge. Mentre sono in classe a leggere ad alta voce un racconto di Edgar Allan Poe, manco a farlo apposta mi avvisano che devo scendere, il preside mi deve parlare. 
E lì l’horror lo vivo davvero.
Entro in uno stanzone enorme con un tavolo gigantesco che mi ricorda altri (tristemente famosi) tavoli di trattative. Ci separa anche un muro di plexiglass.
“Guardi, le cose cambiano. Il suo ultimo giorno sarà venerdì. Le normative evolvono, si trasformano…”
E tu lì non sai cosa dire – se non invocare gli dèi. O almeno io non ho saputo cosa dire, perché la realtà conferma ciò che già sapevi. Sei carne da macello, presa e buttata via se non serve più. Soprattutto perché non esiste ancora nessuna indicazione nazionale.
Sei un robottino azionato quando serve e poi off, spento. Quando non servi più, quando la tua utilità viene meno, vieni rimessa al suo posto, pronta per essere azionata di nuovo a comando.
Ritorno in classe e non riesco a fare niente. Guardiamoci un film, ragazzi. Mi sembra di essere in Boris, la bellissima serie TV di tanti anni fa: “Smarmella tutto!”. 
E’ tutta una farsa.
 
Nella stanza del preside la logica è stata infatti risucchiata da un buco nero. 
Per insegnare bisogna essere vaccinati, ma anche guariti… Ops, forse no. E il greenpass non è più obbligatorio, però anche no.
Non stupisce quindi che il Ministero abbia deciso di non pronunciarsi, e di lasciare un vuoto normativo riempito dalle scelte dei presidi, e che a pagare, manco a dirlo, siano i lavorat* della scuola e student*.
Questo vuoto è stato riempito da regioni come le Marche. Ma la loro decisione è costituzionale? Pare di no, o forse sì. Nel frattempo io lavoro tre giorni, poi chissà, anzi no. Nel frattempo, come sempre, usiamo quelli là, i “precari”, per riempire buchi d’orario, vuoti legislativi, silenzi di piombo.
 
Sono stati tre giorni sfolgoranti, in cui ho creduto di poter lavorare per un altro mese con delle classi che adoro. Ma è una vita mindfulness, la nostra: vivi il presente, vivi il minuto. 
Il secondo, anzi.